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Dalla lettera di invito di SU PALATU FOTOGRAFIA

<<La presente per informare lei e i soci dell’associazione dell’appuntamento internazionale di fotografia promosso da
Su Palatu_Fotografia, l'associazione culturale che a cadenza periodica organizza “Menotrentuno", rassegna di fotografia
europea che si tiene in Sardegna. È rivolta a progetti e lavori di giovani fotografi che non hanno ancora compiuto
trentuno anni (menotrentuno appunto). Ogni edizione è caratterizzata da un tema con cui i fotografi sono chiamati
a confrontarsi. La traccia prevista nel 2014 (quarta edizione) è “Memoria. Memory”.
I temi declinati nelle passate edizioni erano: “Giovane violenza. Youth Violence” (2011), “Il delirio giovanile. Ecstasy
of Youth” (2008) e “La rivoluzione del turismo. Tourism revolution” (2006).
Quest’anno a fianco della manifestazione principale verrà favorito un circuito di mostre collaterali chiamato “A.BANDA”
con esposizioni proposte dalle varie associazione fotografiche presenti in Sardegna>>

Ecco i lavori esposti 
 

PORTOSCUSO 13-27 SETTEMBRE 2014

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Rosas

Questo villaggio, un tempo abitato dai minatori e dalle loro famiglie, sorge ai piedi del Monte Rosas a Narcao.

Camminando tra le pietre, il legno e l'acciaio che compongono le strutture minerarie, intervallate dalle piccole abitazioni, si può ancora immaginare come fosse ai quei tempi la vita, di sicuro non facile e colma di sacrifici.

I pensieri, come i ricordi, affiorano alla mente mescolandosi in un racconto fatto di fantasia e reminiscenze di racconti sentiti chissà quando, e sembra quasi di poter rivivere quei giorni, respirare un'aria antica, sentire addosso quel peso fatto di sofferenza e di speranza.

 @ Roberto Rossi

 

 

 
 
 
               
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Il treno della memoria                        

Lo spunto del lavoro fotografico è nato dall'arrivo a Carbonia della locomotiva  a carbone  “740.423”, costruita nel 1923, che trainava le carrozze, dei primi anni dieci, chiamate "Centoporte",  usate sui treni della Sardegna fino alla fine degli anni settanta. I partecipanti hanno visitato il Museo del Carbone nella Grande Miniera di Serbariu.

Treni simili hanno portato in città migliaia di persone che hanno lavorato nelle miniere di Carbone. Ho identificato queste persone nella figura con il basco, copricapo caratteristico di molti minatori dell'epoca.

Questi minatori per le malattie legate alla loro professione o per il naturale trascorrere del tempo, ci stanno lasciando.

Di loro restano, però, luoghi che, come il Museo del Carbone, nella Grande miniera di Serbariu, hanno recuperato parte dei vecchi impianti minerari e vi hanno raccolto e custodito  testimonianze di lavoro, di vita e di lotta, che fanno parte fondante della nostra storia.

 @ Giorgio Locci

  
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Terra

 

Tutto il nostro passato è sempre con noi, e la memoria, intesa come il rapporto con questo passato , è da considerare come ricchezza della civiltà umana.

Ricchezza che fa rima con saggezza, quella che le vecchie generazioni trasferiscono alle nuove, e che devono fare tesoro della storia,delle tradizioni, della memoria

Tuttavia, nella società di oggi, la memoria è in pericolo perché il filo della tradizione si spezza, per i rapidi mutamenti a cui essa è soggetta.

Ecco quindi che con questo lavoro fotografico si vuole ritrovare quell'antico collegamento alla memoria dove, la terra rappresenta il punto d’incontro tra, da una parte la saggezza della madre, dunque portatrice di una memoria consolidata e dall’altra la giovinezza della figlia, che contribuirà a portare avanti le tradizioni, la memoria.

La memoria intesa come un rapporto con il vissuto, rapporto con le proprie radici e tradizioni che si tramandano, mantenute nivee nonostante i modernismi consumistici.

  @ Daniela Fois

 

     
     
          

   

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Ho messo via…

 

Il progetto prende spunto dal mio lavoro al museo e dalla mia passione per i luoghi e gli edifici abbandonati dove, spesso, mi capita di fantasticare sugli oggetti che trovo lungo il mio cammino.

Il lavoro fotografico consiste di tre piccole storie, composte ciascuna da due foto. Tutte le storie sono incentrate su un oggetto: una Barbie, una sveglia e una vecchia radio che dopo essere stati utilizzati sono stati gettati via o messi da parte. 

Gli oggetti, una volta ritrovati, acquistano un ruolo nuovo riportando alla memoria, di chi li osserva, le persone che li hanno posseduti e raccontando una parte della loro vita.

 @ Claudia Locci

 

  
  
  
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Sirri 1933 – 2012

Prima di Carbonia e del carbone, Sirri era un medau isolato sulle colline a vocazione agricola e pastorale, era tanto popolato da riuscire a costituire nel 1933 una classe elementare di 21 bambini, la classe del 1933 appunto.

Nel 2012 la fotografia di quella classe è ritornata tra le mani dei 28 residenti di Sirri e ha innescato il ricordo: prima i nomi, poi le storie di quei bambini che hanno visto la valle ai loro piedi cambiare e diventare “città nuova”. 

Sono loro i testimoni della trasformazione: Carbonia e la Grande Miniera di Serbariu hanno cambiato i rapporti tra l’uomo e il territorio, ma molti di quei bambini hanno preferito tenere le radici del medau trascorrendoci tutta la vita, come Delfina, o Francesco e Maria compagni alle elementari e marito e moglie a Sirri.

Altri come Francesco ed Esterina sono scesi in Città mantenendo però un forte legame con il luogo d’infanzia più radicato in loro del nuovo abitare.

@ Franco Pomata

 

 

 

 

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Ricordi

 

Ricordi la vita dei nostri tempi?

Quando il sole si alzava....uscivamo con le bestie...e ci attendeva il lavoro

Poi arrivarono i giovani...e scrissero sui muri la loro protesta

Noi, prendemmo i giornali...e cercammo faticosamente di capire

I loro sogni... le loro proteste... ma era difficile capire

Le donne ci aspettavano, la sera... dopo i loro lavori di casa

i vecchi... attendevano seduti per strada

Oggi... è tutto memoria.... eppure

Tutto cominciò da qui

        @  Roberto Orlandini

            

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